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L’Italia perderà 1000 km di costa entro 80 anni a causa dell’innalzamento del mare

DiRedazione Procida

Ott 1, 2020

Procida – L’Italia potrebbe perdere ben 1.030 km di spiagge entro i prossimi 80 anni, a causa dell’innalzamento dei mari dovuto al riscaldamento globale. Lo afferma uno studio condotto dal Joint Research Centre della Commissione europea, con dati analizzati e rielaborati dall’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e diffuso oggi da Stopglobalwarming.eu, l’iniziativa promossa da Marco Cappato e dall’Associazione Luca Coscioni per tassare le emissioni di Co2 e contrastare il riscaldamento globale, che tra le altre cose sta letteralmente divorando le spiagge europee e italiane.

In sostanza, secondo lo studio entro il 2100 una spiaggia su tre in Italia non esisterà più, anche se altri paesi avranno una situazione peggiore rispetto alla nostra: per l’Australia si stima infatti una perdita di ben 14.849 km di spiagge, per il Canada 14.425 km, per il Cile 6659 km. Seguono Messico (5488 km), Cina (5440 km), Stati Uniti (5530 km), Russia (4762 km) e Argentina (3739 km).

Tornando in Italia, sulle nostre coste l’erosione potrebbe distruggere completamente le spiagge di 109 municipalità su 584 (11%). Nel restante 74% delle municipalità l’assottigliamento della fascia di sabbia andrà da pochi centimetri fino a un livello critico. Nella zona di Rimini, per esempio, le spiagge arretrerebbero mediamente di 40 metri, ma in alcuni punti potrebbero sparire del tutto.

A livello regionale, le municipalità sul litorale adriatico dove le spiagge andranno quasi sicuramente perse sono 3 su 7 (43%) in Friuli-Venezia Giulia, 5 su 12 (42%) in Veneto, 7 su 13 (54%) in Emilia Romagna, 4 su 25 (16%) nelle Marche, 5 su 16 (31%) in Abruzzo, 2 su 4 (50%) in Molise, 6 su 67 (9%) in Puglia, 3 su 8 (38%) in Basilicata, 12 su 114 (11%) in Calabria, 4 su 42 (10%) in Campania, 6 su 23 (26%) nel Lazio, 5 su 33 (15%) in Toscana e 3 su 47 (6%) in Liguria. In Sicilia e Sardegna, le municipalità con spiagge destinate a svanire nel nulla sono rispettivamente 20 su 111 (18%) e 24 su 62 (19%).

«Nonostante gli appelli di Greta Thunberg, l’azione dei Fridays for future e i solenni impegni internazionali – sottolinea Marco Cappato – la politica europea latita nell’offrire risposte concrete in grado di contrastare l’emergenza. La Commissione europea ha espresso la volontà di agire, ma le resistenze degli Stati nazionali rischiano di vanificare ogni buona intenzione. Proprio per questo, apporre la firma su www.stopglobalwarming.eu significa sostenere l’unica iniziativa formale sul tema già incardinata istituzionalmente, in quanto si tratta di una Ice (iniziativa dei cittadini europei) che verrà obbligatoriamente discussa se raggiungerà il milione di forme necessarie, come richiesto dalle leggi Ue».

BREVE E MEDIO PERIODO: RIPASCIMENTO DEGLI ARENILI

A Procida molto più impellente rispetto al 2100 che resta una data comunque da segnare col pennarello rosso, resta il problema dell’erosione degli arenili.

Sia l’amministrazione, sia l’opposizione in campagna elettorale avevano presentato due progetti per il ripascimento delle spiagge che non possono essere più procrastinati nel tempo.  

I risultati delle ricerche morfo-sedimentologiche e dinamico-evolutive condotte negli ultimi decenni da Cocco e coll. lungo le coste della Campania, fanno emergere un quadro poco confortante: vasti tratti di litorale appaiono soggetti a fenomeni irreversibili di erosione e fortemente compromessi dalla urbanizzazione, altri risultano stabilizzati da opere di difesa, altri ancora, molto esigui, si mostrano in equilibrio o in avanzamento. La causa di questa “tendenza erosiva” che fa seguito ad un periodo plurisecolare di progradazione è imputabile principalmente a fattori antropici (considerando che le variazioni climatiche e l’innalzamento del livello marino -fattori naturali pur presenti- hanno “scale temporali” apprezzabili solo nel lungo periodo) e specificamente:

1. alla drastica riduzione degli apporti solidi fluviali in conseguenza della realizzazione di dighe di ritenuta, della estrazione degli inerti in alveo e della sistemazione idrogeologica dei bacini montani. I sistemi costieri, non più adeguatamente alimentati, presentano pertanto un bilancio “deficitario” (il materiale che perviene alle spiagge non compensa più quello che viene “smistato” naturalmente dalle correnti costiere lungo la riva)

2. alla variazione del regime litoraneo indotta dalla costruzione di porti turistici e di opere di difesa in genere. I porti con i loro imponenti moli intercettano il materiale trasportato dalle correnti lungo riva nelle aree “di sopraflutto” (a monte) non rendendolo più disponibile per le aree a valle delle opere stesse (“aree di sottoflutto”) che sono costrette ad arretrare. Le opere di difesa in genere (barriere aderenti alla costa o distaccate da essa, pennelli, etc.) stabilizzano sovente solo il tratto sotteso, innescando processi erosivi accelerati nei tratti contigui.

Nel periodo 1987/2005 elemento peculiare di tutto il paraggio è costituito dall’arretramento della falesia nel settore di Ciraccio dove, oltre a provocare il distacco del secondo faraglione, rende addirittura “pensile” il balcone di una abitazione realizzata sulla sommità stessa del costone. Nel settore di Chiaiolella, persiste l’attacco da parte del moto ondoso alle strutture che limitano la spiaggia verso l’entroterra, talchè si è dovuto ricorrere al posizionamento puntuale di difese aderenti.

Da rilevare che nel 2002 è stato appaltato, a cura dell’Amm.ne Comunale, un intervento di difesa dall’erosione basato su un sistema di drenaggio della linea di riva (BMS: Beach management system). Tale intervento, che avrebbe dovuto consentire una ricostituzione dell’arenile pari a 8 m nell’arco di un anno, non ha raggiunto l’obbiettivo a causa della “particolarità del luogo di installazione”: il sistema BMS è stato applicato per la prima volta in ambito mediterraneo su una spiaggia insulare priva di apporti fluviali, come si apprende dal sito ufficiale “bmsonline”.

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