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L’editoriale di Gino Finelli: «Covid, ci risiamo»

DiRedazione Procida

Ott 3, 2020

Gino Finelli – E ci risiamo, dopo un’estate scellerata senza regole e senza alcun controllo da parte di chi avrebbe potuto e dovuto vigilare, ritornano i contagi e con essi la paura, oltre che di ammalarsi anche di dover di nuovo limitare le proprie libertà.

Abbiamo assistito ad una forma di sfrenata anarchia ad assembramenti, spiagge stracolme di persone, ristoranti affollati, bar e quant’altro pieni di gente, senza alcun rispetto delle regole epidemiologiche che erano in vigore e soprattutto senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine che avrebbero dovuto vigilare sull’osservanza dei regolamenti e dei divieti. Una liberalizzazione di tutto nella convinzione che era tutto passato e che non ci sarebbe stato più alcun pericolo.

Un messaggio consentito soprattutto da chi aveva il dovere politico e morale di controllare e che nei lunghi mesi di lockdown aveva esercitato attraverso la paura la sua forza e ottenuto il successivo consenso. Sarà stata forse la scadenza elettorale, il non voler scontentare i cittadini che erano chiamati alle urne, o la consapevolezza di avere in pugno la vittoria, che ha determinato questa assurda, quanto disastrosa ripresa dell’epidemia.

Ho scritto più volte, anche al Governatore della Campania, che tutte quelle condizioni che determinavano un pericolo andavano evitate, come feste pubbliche, concerti, sagre ecc. ecc senza ottenere alcuna risposta. Eppure, avevo scritto come esperto del settore essendo stato a capo di una divisione chirurgica e conoscendo la sanità, ed in particolare quella Campana, molto bene.

Si è di fatto ignorato forse volutamente qualsiasi idea di sanzioni per ottenere consensi e lasciare per così dire “sfogare” quel popolo sul quale si era esercitato il fascino di chi sa gestire un’emergenza, di chi sa far rispettare leggi e regolamenti per proteggere una collettività. E bene ora siamo difronte ad una ripresa dell’epidemia, ad un riaccendersi di focolai che inevitabilmente richiedono un atteggiamento di alta vigilanza e di protezionismo.

Ci troviamo in un periodo di chiara ripresa dell’infezione e, anche se ci diciamo pronti, pronti non lo siamo sia perché le lacune della sanità campana non possono essere state risolte in sei mesi, sia perché quella coscienza di rinnovamento sociale non solo non vi è stata, ma addirittura è peggiorata sia sotto l’aspetto educativo, che su quello etico.

Una società allo sbando nella quale anche un decreto di una alta istituzione finisce con l’essere rispettato solo, come sempre, da chi ha cultura ed educazione, e peraltro finisce anche con il non essere applicato da quella parte dello stato, e mi riferisco agli organi di controllo che dovrebbero essere i primi a farlo rispettare.

Si assiste così a fenomeni di promiscuità, a strade affollate e soprattutto giovani senza mascherina, che indisturbati continuano la loro movida, oramai a tutte le ore del giorno e in tutti i giorni della settimana. E si assiste anche al venir meno del ruolo delle famiglie che non sono più in grado di controllare i loro figli, e  di educarli.

Vorrei ricordare a tutti che la pandemia da Covid 19 non è finita, abbiamo soltanto capito meglio la malattia e abbiamo forse più mezzi per curarla, ma non siamo in possesso di un vaccino per debellarla o di un farmaco specifico per curarla. Se pur il virus, forse e sottolineo forse, non ha più quell’elevata capacità infettante, i morti ci sono ancora, i ricoveri pure e i positivi stanno esponenzialmente crescendo.

Dunque ritorniamo a ragionare, ad esseri attenti e proteggere la nostra salute e quella dei nostri cari e impariamo a rispettare quelle piccole regole di comportamento che sono alla base della nostra protezione.

A chi gestisce la cosa pubblica dico solo di evitare di essere imbonitori, ma di trasformarsi in educatori e di far applicare tutte le regole comportamentali anche attraverso l’uso di quelle sanzioni declamate e minacciate, ma mai applicate.

Una volta si può sbagliare, ma perpetrare nell’errore è non solo diabolico, ma disonesto.

Avevo dunque ragione quando scrivevo anche in modo duro, che era necessario porre freno a tutte quelle licenziosità a cui abbiamo assistito in questa folle estate e avevo ancora più ragione quando a voce alta chiedevo di sospendere tutte le manifestazioni e le sagre che potevano rappresentare un pericolo di diffusione della malattia.

Come sempre si ascolta solo la voce del consenso e per esso si finisce con l’ignorare il buon senso e la consapevolezza di scelte corrette.

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