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Procida 2022: “Esercizi sul futuro”: dai migranti alla sostenibilità

DiRedazione Procida

Set 27, 2022

Procida – Il weekend scorso è tornato l’appuntamento con “Esercizi sul futuro”, nell’ambito di Procida Capitale della Cultura 2022, con i grandi temi della contemporaneità e che hanno visto e vedono il coinvolgimento di scienziati, scrittori, giornalisti e filosofi.

Lo spazio, la natura, il mondo digitale, il viaggio: ognuno di questi ambienti si confronta con un confine, e ognuno ha messo in atto dispositivi di collaborazione, superamento e trasformazione.

A partire dallo Spazio, dove le conoscenze umane si fermano sul ciglio dei buchi neri e l’orizzonte degli eventi è la frontiera di una dimensione che risucchia totalmente luce e la possibilità di osservare con gli strumenti della scienza tradizionale. Qual è allora l’istinto che porta gli scienziati a oltrepassare quel limite, e dove può spingerci a guardare?

Dai territori estremi, dai confini più lontani della Terra fino alle frontiere in cui si incontrano ecosistemi diversi, la natura è capace di svelare i segreti della propria resilienza, l’importanza dei sistemi cooperativi e i limiti dell’antropocene. Cosa possiamo imparare da questo osservatorio per uscire dal loop autodistruttivo in cui siamo incastrati? 

Il mediterraneo è stato protagonista – a Piazza Marina Grande – della serata nel talk “Confini mediterranei. Storie di rotte e approdi”, animato da due ospiti d’eccezione: Simone Perotti e Valerio Cataldi. Perotti è scrittore e marinaio: dopo quasi vent’anni di lavoro nel settore della comunicazione ha lasciato tutto per dedicarsi a scrivere e navigare.

Valerio Cataldi, inviato speciale della Rai, è caporedattore della redazione Inchieste di “Rainews”, per cui cura il programma Spotlight. Negli ultimi dieci anni ha percorso le rotte dei migranti sui confini d’Europa dal Marocco ai Balcani, realizzando reportage e documentari che hanno vinto prestigiosi premi internazionali

Il Mediterraneo è per vocazione e storia un intreccio di rotte, di scambi e di migrazioni. Ma oggi è anche, il Mediterraneo, uno specchio delle diseguaglianze globali: uno spazio di attraversamento per chi è in fuga da conflitti o in cerca di un futuro da poter auto-determinare; un libro della memoria che custodisce e a volte restituisce le storie di bambini e di intere famiglie annegate nella traversata per cambiare i propri destini.

A raccontarci la sua idea Vincenzo Ambrosino, marittimo in pensione e animatore culturale isolano:

«Di tutto quello che ha parlato lo scrittore ognuno di noi ne è a conoscenza perché i marittimi hanno toccato parecchi punti del mediterraneo di cui parla, facendo delle riflessioni che i marittimi però vedono tutto in un altro modo, sempre col pensiero alla casa e alla propria famiglia. Diverse angolazioni di vedute comunque interessanti come il giornalista della Rai che nel suo contributo ci ha fatto capire la differenza tra morti di serie A e morti di serie B che ovviamente non accade solo con i migranti ma anche in altre situazioni. Sono molto interessanti queste iniziative per Procida capitale, io sono molto impegnato e mi rammarico del fatto che non ho potuto partecipare a tante altre manifestazioni e mi dispiace che chi ha disponibilità di tempo non approfitti di queste occasioni che arricchiscono molto la persona».

Si parla di mare e di vela e non poteva non esserci Giovanni Scotto di Carlo, organizzatore del premio Maretica :

«Io ho ascoltato con molto interesse la discussione ed ho immaginato questi Stati Uniti del Mediterraneo, di cui si parlava tra cento anni. Poi mi domandavo, noi siamo sempre statti il meridione di qualcosa da napoletani da procidani anche e sarebbero ipotizzabili gli stati uniti del mediterraneo senza una questione meridionale? Cioè noi tra 100 anni, saremmo quelli che sfrutterebbero la parte meridionale di questi stai uniti. Sono riflessioni da fare perché sono bandiere sotto le quali si può stare e che uno immagina come la possibilità di evitare le guerre però pongono anche nuove problematiche non è che poi diventa la frontiera di un nuovo colonialismo che noi andremmo a fare. Siamo pronti a questo nuovo atteggiamento che noi invece abbiamo subito in passato? »

 

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