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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

LETTERA AL DIRETTORE di Gino Finelli

Ditgprocida

Gen 21, 2019

Gino Finelli – Caro direttore,

leggo e con poco rammarico che le parole del mio articolo pubblicato sul tuo giornale dal titolo: “Una scomoda verità” hanno suscitato polemiche e commenti  sfavorevoli, soprattutto evidenziati in uno scritto di Pasquale Lubrano, al quale mi lega una antica conoscenza e una stima, spero reciproca.

Probabilmente l’interpretazione data a quanto scritto, un po’ per mia incapacità ad esprimere bene i concetti, un po’ legata alla volontà di vedere sempre, dietro alcune affermazioni, atteggiamenti di polemica politica e di colpevolezza di altri, non sono state comprese.  Mi riferisco in particolare a quanto riportato sull’Ospedale, parole e pensieri che non solo non rinnego, ma che per la mia conoscenza profonda della sanità, in particolare di quella Regionale e per il mio lavoro che mi ha portato anche a tavoli di programmazione sanitaria nel corso della mia carriera Universitaria, ritengo assolutamente appropriate e fortemente connesse alla realtà sanitaria locale.

Ospedale Si- Ospedale NO, significa che non basta avere un presidio sul territorio, ma bisogna che lo stesso abbia un ruolo e svolga dei compiti connessi alla moderna medicina ed alle esigenze della popolazione soprattutto in un luogo disagiato per la presenza del mare.  Significa che, fermo restante la necessità della presenza del presidio, non bisogna accontentarsi della sua scarsa funzionalità, ma pretendere che funzioni, almeno in quella emergenza tanto sbandierata che molti non conoscono e non sanno in cosa consiste, ma ne parlano come se ne fossero stati parte o, come se avessero le cognizioni per capire il suo ruolo ed il suo reale funzionamento. Chi come me ha vissuto per oltre quarant’ anni, anche con ruoli di dirigenza e coordinamento, all’interno delle sale operatorie, ben conosce il significato profondo dell’assistenza in emergenza e quindi ha la facoltà e la esperienza per parlarne e indicare cosa si dovrebbe e potrebbe fare per rendere davvero efficace una struttura di prima emergenza. Ecco perché la vittoria ottenuta, assolutamente significativa e eccezionale, di per se non basta anzi è solo  apparente perché non rappresenta quella svolta significativa e necessaria per la popolazione, perché ancora una volta è una vittoria che non riduce l’utilizzo della motovedetta e-o dell’elicottero, che non pone gli organi competenti difronte alla responsabilità di assicurare sul territorio e in quel presidio una adeguata attività emergenziale, almeno nel primo soccorso, perché riduce i posti letto di degenza, perché non nomina sanitari responsabili del funzionamento delle attività e quindi non istituisce un organico stabile, perché i colleghi difronte ad una struttura priva di supporto alla diagnosi ed alla terapia adeguata ai nostri tempi e allo standard minimo dell’emergenza, applicano una medicina difensiva che porta al facile trasferimento.

E potrei continuare all’infinito, ma il mio scrivere sembra dunque non sollecitare le coscienze affinché la politica, i cittadini, le associazioni e quant’altri possano gridare, protestare e far rispettare quel diritto sancito dalla nostra costituzione che è la salute. Anzi appare che chi scrive metta in dubbio la necessità di avere un Ospedale sul territorio e addirittura ne teorizzi la sua dismissione.  Non vorrei che fra qualche anno qualche nuovo soggetto politico, difronte ai costi elevati per la gestione dell’ Ospedale, considerandolo improduttivo, ne teorizzi ancora una volta la sua chiusura.

Chi scrive, si tranquillizzino in molti, non ha e, non vuole, né ruoli politici, ne incarichi pubblici, ma proprio perché cittadino onorario ha il diritto-dovere di esprimere con forza le proprie idee e tentare di sensibilizzare la collettività sui problemi dell’Isola, che non hanno colore e connotazione politica.

Non mi dilungo sul resto delle affermazioni, potrei farlo ma sarei altrettanto polemico e non voglio esserlo. Voglio però affermare con forza che progettare un futuro, identificare una linea guida, spingere la collettività a farsi carico della propria terra per salvaguardarla e rispettarla, è un compito scomodo e impopolare, ma appartiene alla sensibilità di chi ritiene, come primo scopo dell’esistenza, la partecipazione attiva e propositiva al benessere e alla sostenibilità del nostro territorio per garantire un futuro.

Ringrazio comunque chi nel commentare le mie parole ha voluto attribuire autorevolezza alla mia persona, che di autorevole ha solo, l’età, l’esperienza, il buon senso e, con assoluta immodestia, la cultura.

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