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L’editoriale di Gino Finelli: “La storia si ripete”

DiRedazione Procida

Giu 20, 2023

Gino Finelli – Continuo a leggere con una notevole ripetitività i supposti e magnificati risultati che in termini di immagine, sviluppo turistico, incremento delle attività commerciali, di diporto, miglioramento delle casse comunali ecc. ecc. si è ottenuto in questi anni. Forse ad una analisi più superficiale e, soprattutto di chi conosce poco il territorio e non lo vive appieno, tutto questo è davvero un grande risultato.

Lo sguardo però più approfondito dimostra che, al di là della qualificazione dell’isola all’occhio del mondo, e della implementata, forse a dismisura, offerta turistica, poco o nulla è cambiato e pochi sono i risultati raggiunti per il benessere complessivo della popolazione residente.

Traffico, smog, nonostante divieti e bus elettrici, arredo urbano, recupero di aree verdi, blocco della cementificazione e del consumo di suolo pubblico, controllo del territorio, rispetto delle regole, pulizia, delocalizzazione del centro di raccolta rifiuti, occupazione eccessiva di suolo pubblico, trasporti marittimi, ospedale, ecc. ecc., rimangono i grandi problemi, ancora una volta irrisolti e, ancor di più, neanche affrontati in maniera significativa.

E ritorna prepotentemente quella parola: “Cultura”, che per anni è stata al centro dell’ipotesi di sviluppo del territorio, usata, abusata, impropriamente da tutti, per magnificare piccole cose di scarso impatto sociale.

I grandi eventi dovrebbero   servire a mantenere nel tempo lo sviluppo, rendendolo sostenibile per le future generazioni e in particolare, l’utilizzo della cultura a tal fine, dovrebbe servire per informare, educare i cittadini al rispetto, salvaguardia della propria terra, al recupero delle sue tradizioni, della sua bellezza, al rinnovato senso civico a difesa di quello che rimane, di utilizzabile   per il futuro. Un vecchio detto dice che quelli che non studiano la storia sono condannati a ripeterla. Quelli che la studiano sono condannati a vedere come la storia si ripete per colpa di quelli che non la studiano.

Chi   l’ha studiata è dunque condannato a vedere come si ripetono, sempre allo stesso modo, gli errori e come tutto ciò che è stato condannato, criticato, combattuto, sia nuovamente ripresentato con una ripetitività paradossale.

Ecco, dunque, come doveva essere primaria la coesione delle genti, come questa grande opportunità, oltre a fini di marketing e di turismo, doveva essere un significativo volano per una riappacificazione tra le parti attraverso la conoscenza e il coinvolgimento di tutti, preparando la popolazione ad un evento che, proprio nel suo significato e nel suo ideale progetto, avrebbe dovuto unire anziché dividere.

Ma come dicevo la storia ci insegna la ripetitività degli errori e dunque la incapacità di aver saputo e voluto guardare oltre.

Al termine dell’orgia, rimane l’isola di sempre, sempre la stessa, per dire con una metafora usata per il Wi-Fi di un noto bar della marina, con i suoi spinosi e difficili problemi, con le sue criticità, con le grandi lacune gestionali e di progetto.

Ci sarà forse un giorno qualcuno che sarà capace di guardare oltre la quotidianità e gli interessi di parte, di sviluppare un’idea sostenibile che possa durare nel tempo anche  a scapito della popolarità e del consenso. Ma questo quando i Procidani si decideranno a cooperare tutti per la protezione di questo territorio, quando capiranno che il gioco delle parti, inficia le parti e rende deboli proprio coloro che sono di parte. Se ciò dovesse accadere allora la cultura, quella vera, avrebbe fatta la sua parte e realizzata la sua missione.

Dovremmo ricordare che chiunque ha chiesto per governare il consenso ha usate parole come queste:

“Sappiate, cari cittadini, che prendiamo queste importanti decisioni per il futuro vostro e del Paese, consapevoli del peso sociale che determineranno e dei dolori a cui andremo, andrete incontro. Ma sia chiaro: ce ne assumiamo per intero tutta la responsabilità”.

E sempre la coerenza è stata disattesa e lo scarica barile utilizzato in questo nostro paese nel modo di far politica. E nessuno ha pagato per la mancanza degli impegni assunti e per aver ripetuto gli errori, quelli combattuti e criticati perché come diceva Goethe: “Un grande errore è quello di credersi più di ciò che si è e stimarsi meno di ciò che si vale.”

Ci si metta all’opera per risolvere, anche parzialmente, le enormi problematiche che impediscono un reale progetto di sviluppo e si costruiscano tutte le possibilità per affrontare le criticità con la collaborazione di tutti i cittadini, utilizzando il dialogo e il confronto come strumento di informazione, conoscenza e pacificazione.

“Per risolvere i problemi, vi sono vari metodi: quello della forza, quello dell’intrigo, quello dell’onestà, quello della fermezza in una fede sicura.” (A. De Gasperi) 

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