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L’editoriale di Sebastiano Cultrera: La Nevicata del ’18

Ditgprocida

Feb 28, 2018

Sebastiano Cultrera  – Nevica. Qui, a Procida, a casa nostra dove siamo abituati, a stento, alla pioggia; e, raramente, a qualche grandinata o a grappoli di nevischio (di neve squagliata, come diciamo noi).

Nevica, quindi, e tutto va bene. La scuola rimane aperta per la gioia (?) dei nostri ragazzi e delle famiglie. Con le solite polemiche del caso. Qualche lontano rimbombo della sirena dell’ambulanza. Pochi fatti di cronaca, in questo inizio di mattinata di neve.

Facebook è intasato di immagini varie di scene e di panorami procidani, e, magari, di qualcuna se ne sarebbe fatta anche a meno. Ma la maggior parte delle immagini, delle comunicazioni, dei video, raccontano di una gioia imprevista, di una esplosione di vita, che finora, forse, si era nascosta. La neve copre tante cose, la sua coltre abbraccia il bello e il brutto della vita. La neve è un evento “democratico”.

A casa, mia moglie mi ha svegliato presto, eccitata dai fiocchi che calavano dal cielo. È rimasta elettrizzata dall’evento. Spero recuperi in fretta dalla regressione infantile nella quale è piombata. Ha fatto ogni gesto classico legato alla neve. Incluso un mini pupazzo di neve sul bidoncino della differenziata. Mia figlia ha deciso, da ieri, di non andare a Napoli per studiare. Per paura del freddo annunciato. In realtà ieri Napoli era meravigliosa, dopo una prima nevicata, che è stata minore di quella di oggi, che è così potente da riuscire a “scendere” al livello del mare di Procida. Verso le 12 30 ieri è spuntato il sole. Ho fatto una bellissima passeggiata in zona Fuorigrotta e poi, in taxi fino al centro, ho ammirato una città vuota, con un lungomare meravigliosamente deserto e assolato. Una sensazione insolita. Il terrore dei fiocchi di neve ha paralizzato la città fin da ieri. Ma, almeno nelle zone più alte, almeno sopra il Vesuvio, i napoletani, la neve la vedono, ogni tanto. Qui, a Procida a mia memoria diretta, non ricordo una cosa così intensa, fitta. Infatti non riesco ad opporre argomenti all’atteggiamento stupefatto di mia moglie. Mia figlia si è invece, alzata tardi. Il destino della giornata, cioè lo studio per un prossimo esame, le provoca una mestizia di fondo che neanche la neve riesce a smuovere.

Anche io ho deciso per la mezza pausa: oggi non vado a Napoli e vedo di rinviare un appuntamento. Così oggi avrò anche più tempo per fare delle relazioni e dei conteggi che dovrei consegnare. Eseguiti meglio, almeno spero. Fortunatamente anche il cane dei vicini ha una “voce” più ovattata: scopro che la neve ha un suo proprio effetto acustico.

Per un attimo penso alla granita. La neve infatti è una granita già bell’e fatta! Basterebbe un po’ di zucchero e una spremuta di limone. Le mie radici siciliane mi ricordano, infatti l’origine della granita e il relativo mestiere del “nivarolo”, che era colui che raccoglieva in montagna la neve e la trasportava in pianura, ed in riva al mare. E già, perché le granite c’erano prima dei frigoriferi e si facevano, in principio, proprio dalla neve, frammista ad altri aromi e la disponibilità di neve era rintracciabile solo in alta quota.

Guardo fuori, la foschia chiude l’orizzonte e la prospettiva è tutta proiettata in primo piano: alberi di arance innevati su cui spiccano i frutti come gemme, un prato bianco, tanti tetti innevati e i fiocchi che cadono, copiosi, ignari di un destino di rapida distruzione qui, in prossimità del mare, che tutto scioglie rapidamente. E che tutto dimentica.

Romeo è scappato fuori alla ricerca della gattina dei vicini, e mia moglie scaglia palle di neve all’esterno. L’auto è quasi sommersa e la voglia di muoversi è ancora meno. Non faremo neanche la spesa: i fagioli che stanno bollendo saranno presto abbinati alla scarola per una opportuna zuppa bollente. Emma ha finalmente attaccato coi libri. La mattinata volge al meglio.

Fa capolino un breve chiarore, la neve si dirada. Lo so: anche oggi il sole vincerà, ma nella nostra isola rimarrà una giornata memorabile. Certo non è successo nulla. Ma è successo tutto: è la neve, bellezza!

1 commento su “L’editoriale di Sebastiano Cultrera: La Nevicata del ’18”
  1. Cultrera siete un poeta in incognita … oppure lo siete allo scoperto anche se nessuno ve lo rivela !!
    Ma i vostri lettori più attenti se ne saranno accorti da tempo !!

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