• Lun. Mag 13th, 2024

TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

Diffidenza di….Aniello Intartaglia

Ditgprocida

Mar 27, 2011

Roberta Di Gennaro | Dall’ 1 al 14 Aprile, al Caffè Letterario di Roma, in Via Ostiense 85. La legge, l’uomo e la sua storia, la cultura carceraria e le riflessioni dell’anima:  è l’identità di un luogo svelata attraverso le fotografie  del giovane artista Procidano Aniello Intartaglia  che si presenta al grande pubblico della Capitale con una mostra fotografica realizzata sulle rovine del carcere di Procida, dal titolo: Diffidenza

Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto un po di cose inerenti la mostra e la scelta di queste foto di cui mostriamo qualche anteprima.

 

 

Ambientare una mostra e rappresentarla sulla tua isola, dove…

Li, sul punto più alto dell’Isola, la mia Isola, Procida. Se penso a ciò che è stato, ed a ciò che è adesso, non posso fare altro che immaginare l’occhio di una bellissima donna, con al centro conficcato un ago arrugginito. Il Carcere.

Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta nell’immaginario collettivo isolano il carcere?

Un tempo si ergeva fiero e sprezzante, cingeva gelosamente in esso qualsiasi cosa, oggi è li, abbandonato da tutto, a fargli compagnia solo gli echi della sofferenza, portati in silenzio per le sue viscere dalle anime di coloro che li hanno lasciato tutto, anche la vita.

Un’esperienza che ti ha segnato prima dentro?

Non è stato semplice guardare dritto negli occhi ciò che è rimasto, dietro quelle alte mura, l’emozione, lo smarrimento,e direi anche l’accerchiamento, ogni volta aggredivano i miei sensi, poi, con il tempo, proprio come facevano loro(i carcerati) ho imparato a conviverci.

e poi fotografarlo…

più che fotografare è stato  “raccontare attraverso le immagini” ciò che avvertivo, un’ operazione a due livelli: il primo inerente a ciò che vedevo, il secondo inerente a ciò che sentivo. E’ come scendere in fondo al mare, e guardare i esti di un relitto solo grazie ai pochi raggi di luce che filtrano dalla superficie.

Vedere e sentire è stato un po come immaginare la vita dei reclusi….

Eh Si, Ogni volta, ed ancora oggi non faccio altro che domandarmi come poteva essere possibile il “recupero” in quella situazione, e quindi se la sola limitazione di libertà possa essere la soluzione migliore per il reinserimento nella società civile.

Tolstoy diceva: il fuoco non può essere spento con altro fuoco….

Cioè…

Li vigeva solo la regola della diffidenza: nessuno si fidava di nessuno, nel nome di un equilibrio che doveva restare tale, costi quel che costi.Ma siamo sicuri che questo sistema funzioni?

Non sono qui a fare il buonista, o a schierarmi per una politica della tolleranza, ma più che altro credo che forse il carcere per la società rappresenti una sorta di parcheggio, dove tutti coloro che hanno commesso qualcosa di ingestibile, debbano sostare.

Ingestibile perchè?

Spesso ci troviamo di fronte a casi di criminalità che lo stesso sistema ha promosso, quasi come una condanna per chi li ha commessi, e sfortunatamente il nostro mondo non è capace di guardarsi dentro, ma sa solo pensare a come esistere oggi, dove la legge della bellezza effimera è l’unica protagonista, e dove un’ opera d’arte come un essere umano può anche essere accantonata strappandogli anche il gusto di ascoltare pronunciato il suo nome.

E oggi…

Come paradosso del destino, lo stesso carcere oggi vive una situazione da “recluso”, nessuno sa cosa farne, gli enti giocano allo scaricabarile, e di soluzioni concrete neanche l’ombra, l’unica soluzione  fù quella netta della  politica che lo spogliò, da un giorno all’altro, delle sue funzioni, piazzandolo nel dimenticatoio sociale, perchè ingestibile per le reali effimere esigenze umane. Oggi è li, imprigionato dalla sua stessa decadenza, che come una metastasi ogni giorno porta via anche gli ultimi stralci di ricordo per quel pizzico di dignità che hanno lasciato coloro che a torto o a ragione, hanno sfamato le esigenze di un sistema. Allora chi sono i veri barbari? Coloro che permettono ciò, o coloro che commettono reato? Credo che una risposta reale a questo interrogativo non esiste, siamo tutti carcerati o carcerieri, e la nostra legge è sempre più la Diffidenza.

1 commento su “Diffidenza di….Aniello Intartaglia”

Lascia un commento